Le grandi ruote di pietra che macinavano le olive taggiasche nei primi del '900, sono ancora presenti all’interno del frantoio-museo.
Le olive macinate venivano prese con la pala, versate in un carrello in legno e poi messe a mano negli “sportin”. I fiscoli o “sportin” erano fatti a sacco in corda di canapa e le presse venivano strette a braccia. Infine l’olio e l’acqua venivano versati in un grande paiolo dove avveniva la separazione: l’olio più leggero saliva a galla e veniva “schiumato” mentre l’acqua rimaneva sul fondo. L’olio veniva conservato in giare di terracotta.
“Roi” è il soprannome storico di un ramo della famiglia Boeri, che si occupa di olio da quattro generazioni. Gli uliveti Roi sono tutti in valle Argentina, dove si coltivano solo olive di cultivar Taggiasca.
La storia della famiglia Roi inizia nel 1900 quando Giuseppe, il bisnonno Pepin u Roi, costruisce il primo frantoio utilizzando il legno e le pietre della nostra valle.
È l’inizio di un lungo cammino che arriva ai giorni nostri, fino a Franco, che con il padre impegna tutto il suo tempo e la sua passione nel frantoio di famiglia.
Sarà proprio Franco a scegliere “Roi” come marchio dell’azienda, simbolo di un legame molto forte con il passato e la tradizione. Infatti la “roi”, la ruota, è ciò da cui tutto ha inizio nella produzione dell’olio extra vergine d’oliva taggiasco.
Il frantoio-museo è visitabile su prenotazione.